Aldo Pompermaier - attività politica e istituzionale | ||||||||
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Trento, 29 ottobre 2009 Dopo tanto «chiasso» finalmente Dellai tira il fiato sulla questione inceneritore. Al punto da affermare, secondo quanto dichiarato oggi alla stampa, che «i trentini sono dalla nostra parte». Ma stiamo scherzando? Dellai sta letteralmente copiando lo stile del nostro presidente del consiglio, quando afferma che gli italiani sono con lui. La bugia che ci hanno raccontato a fine anni 90, ovvero quella che nel 2004 si sarebbero esaurite le discariche, si ripete oggi con sindaco e presidente che dichiarano che le discariche tra 2 anni chiudono. Ho svolto l’incarico di assessore all’ambiente al comune di Trento e notizie, credibili e accertabili, mi consentono di affermare che la nostra discarica di Ischia Podetti, opportunamente gestita secondo criteri di massimo utilizzo, può avere una vita residua comodamente superiore al 2020. Ciò non vuol dire che non si deve operare nel campo dei rifiuti (il porta a porta sta dando risultati mediamente superiori al 70%, mentre Dellai afferma che il Trentino non può superare la soglia del 65%), ma che le soluzioni, anche rispondendo alla affermazione del presidente sulla poca convenienza di accelerare la raccolta differenziata, debbono essere indirizzate verso: 1) la prevenzione all’origine della produzione dei rifiuti con interventi mirati e già in gran parte predisposti nel piano del comune di Trento nei confronti delle utenze domestiche, delle attività produttive, di quelle commerciali, delle mense. Ricordo a riguardo dei costi della prevenzione della generazione dei rifiuti può essere affrontata anche attraverso misure che incidono sulla tariffa dei servizi di igiene urbana ed è in questa ottica che si ritiene essenziale la prossima applicazione della tariffazione puntuale; 2) la seconda priorità è il riciclaggio della materia. In primo luogo perché il riciclaggio ha maggiori effetti sulla prevenzione dei rifiuti rispetto al recupero energetico, perché richiede la raccolta differenziata, che coinvolge i consumatori nella catena di gestione dei rifiuti, e li spinge a diminuire gli acquisti di prodotti non riciclabili in particolare se si applica la tariffa puntuale. Dal punto di vista energetico vari studi di istituti di ricerca indipendenti hanno dimostrato che per gran parte dei RU, mantenendo la struttura esistente del materiale anziché bruciarla, si può minimizzare il materiale e l’energia necessari per ottenere un nuovo prodotto. Riciclare invece che incenerire riduce i rischi causati dalle emissioni degli impianti di combustione e produce effetti più desiderabili dal punto di vista occupazionale, inoltre, al contrario di quanto afferma il presidente Dellai, si ottiene un risparmio dei costi totali. Quello che deve fare Dellai è di agire sulla frazione organica. Su quello deve avere la gente vicina. Sono oltre 50.000 t/anno di frazione organica in provincia che attualmente vengono conferite a distanza di centinaia di Km sostenendo costi di smaltimento pari a circa 80 Euro/t a cui si debbono aggiungere circa 15 Euro/t per il trasporto. Tale costo non si differenzia dal costo di smaltimento del rifiuto indifferenziato (discarica) e quindi non si riesce a trarre il massimo beneficio economico dalla raccolta differenziata della frazione organica. Se la provincia decidesse, in accordo con il comune capoluogo, di investire maggiori energie anche sul fronte della necessaria realizzazione di un impianto di compostaggio (evitando così di concentrarsi unicamente sul tema della realizzazione dell’inceneritore) si potrebbe conseguire enormi risparmi alla collettività e si eviterebbero costosi ed impattanti trasporti fuori provincia della preziosa sostanza organica che in Veneto viene efficacemente utilizzata per sostenere la riconversione ecologica delle aziende agricole locali. Secondo fonti tecniche con l’istallazione di un impianto pubblico di compostaggio si potrebbero ridurre i costi a 35/50 Euro/t riducendo così i costi di gestione a livello provinciale di circa 2 milioni di euro. Non ultimo con un impianto di digestione anaerobica (non inferiore però a 25000 ton/anno) si potrebbe arrivare a produrre un MW di energia elettrica in continuo sfruttando il biogas e quindi anche da queste entrate la bolletta potrebbe risentirne. Ma Dellai ed Andreatta sono convinti che tutto questo si dovrebbe ottenere con l’inceneritore, alla faccia delle nano-particelle, degli alti costi per il pubblico e per le nostre tasche. Ma i Trentini sono con loro!! Aldo Pompermaier
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